Potare e crescere.


Il sole riscalda
la mia pelle indurita dal freddo,
come la corteccia del pesco.
La mia voglia di vivere riaffiora
come gemma pronta a sbocciare:
diventerà fiore,
e profumerà l’aria d’intorno.
Taglio la vite,
due gemme
per non sfruttare troppo la pianta,
e come ogni potatura
servirà a rendere più rigogliosa la pianta.
Taglio la vite,
taglio la vita.
Poto per crescere meglio.

Milano da bere, come un bicchiere di cicuta.


Quante volte ci ritroviamo
in situazioni difficili,
apparentemente senza via d’uscita,
e speriamo di morire.
Perchè sembra la via più facile,
perchè non si ha voglia di combattere,
perchè la morte affascina,
la vita spesso tradisce.
Mille tentativi di suicidio
tra i giovani milanesi fa paura.
Giovani strozzati da vite preconfezionate,
impacchettati in abiti troppo stretti,
portati a decisioni obbligate,
in una discesa verso depressioni
spesso chiamate solo stress.
La vita moderna nelle città è alienante,
e la Milano degli Aperitivi
e dei Magazzini non basta.
L’essere umano nasce per socializzare,
ma anche per assecondare gli istinti:
una colata di cemento,
con un bel design ma sempre cemento,
nastri di asfalto percorsi
da mandrie di bufali diesel,
guidati da bestie imbizzarrite,
serve solo ad accentuare lo stato di malessere.
Che vita è lavorare come asini
per godere di trenta giorni di pace,
in ambienti malsani, senza prospettive.
Il progresso è vivere secondo i ritmi naturali,
secondo i propri istinti,
inclinazioni, aspirazioni,
sogni.
Ma spesso è difficile:
troppo difficile.

Vigliacchi mascherati.


Cosa spinge un essere umano
a spargere veleno sugli altri?
Questo mi chiedo vagando tra i blog,
tra denigratori anonimi
ignoranti ultras della parola,
colti e arroganti saccenti,
Sgarbi sbarbati,
Barbati sgarbati.
Perchè un utente,
nascosto dietro il muretto di uno user,
si sente in diritto di insultare,
protetto dall’anonimato
più che altro del suo cervello?
E’ divertente, mi chiedo?
Forse è un gioco,
ma quando provocare per vedere
le reazioni degli altri
trascende la buona educazione,
e il confronto
è un insulto all’intelligenza:
per chi la possiede,
naturalmente.
E’ il mondo che è fatto così:
chi più urla è ricordato,
chi sta in silenzio
dimenticato.
Quindi esisto
se strepito e mi agito,
anche se non ho niente da dire.
E chi ha qualcosa da dire,
lo dice in silenzio,
con i suoi accoliti,
come in una setta segreta:
I Rispettosi dell’Ultima Ora.
Riferimenti: Dedicato a Violet

Non sono un numero, ma una successione di lettere.


Faccio fatica a ritornare
ai ritmi di vita normale.
Ogni volta che rientro da un viaggio,
mi sento straniero in questa Italia piccola,
stretta, caotica.
Poi esco, giro per le strade,
dal fruttivendolo, all’edicola,
e mi rendo conto che la vita
è fatta di persone che vivono,
si arrabbiano, si amano.
Non solo di statistiche,
per come ci rappresentano i media.
Viviamo in grande imbroglio:
da una parte quello che siamo,
dall’altro quello che vogliono
farci credere di essere.
Paese pieno di scrittori,
gente colta e ignorante,
ma profondamente sensibile,
con gusto estetico,
con valori.
E i media ci rappresentano
come deficienti, ladri,
furbacchioni e ignoranti.
Io non sono il 60% degli italiani
che viaggiano all’estero,
non sono il 17% di quelli che leggono,
non sono il 5% che non si ammala di influenza.
Io viaggio,
leggo,
vivo.

Viaggio nell’isola che non Che.


10.000 metri sopra l?acqua, tanta acqua.
E un carico di noia, qualunquismo e maleducazione.
Aereo destinazione Avana,
e forse alla ricerca di un?idea, un?ideale,
per sollevarmi dalla noia di una vita
ripiegata su se stessa come un lombrico schiacciato.
Le hostess carine, nascondono la pazienza dietro un filo di trucco,
e mille frasi sempre uguali,
meccaniche come il click della cintura di sicurezza.
Questo stronzo davanti ha il sedile sulle mie ginocchia,
e tossisce peggio di un tubercolotico:
avrà la fine che si merita, e che non sia happy.
Nuvole all?infinito,
nascondono l?immenso inutile
e traccio sulla mia mente
la rotta di un Cristoforo immaginario di 500 anni fa,
in un mondo vergine.
Viaggiava per conoscere l?ignoto,
oggi per averne conferma:
Notai dei tour operator.
L?aereo vira basso,
accarezzando una collina verde di palme,
nel chiarore della luna grassa e rilassata,
poggiandosi lentamente sulla grattugia asfaltata della pista,
scrosciando di applausi di gente disperata prigioniera da dodici ore.
Ho sonno,
e in fondo le vacanze mi serviranno per dormire,
riposare, trovare qualche stimolo nuovo:
cazzate, sono scappato, è questa la verità.
Il tempo è caldo, almeno fuori dal mio corpo.
Il freddo italiano mi ha stretto il cuore,
in giorni scanditi da battiti decisi da altri,
quando il metronomo della mia vita
non ha mai battuto al mio ritmo.
Mi spoglio degli ultimi pensieri,
e quasi nudo, per decenza,
corro verso il mare,
grande, accogliente, desiderato.
Il mare mi riporta alla pace,
nuoto nella piscina del mondo,
in mezzo ad abitanti colorati,
come olive in un martini:
coreografici, da bere.
Esco e mi butto sulla spiaggia,
ancora umida dalla notte:
nuvole corrono sulla mia testa,
per andare chissà dove:
voglio rimanere così per sempre.
Un occhio azzurro come il cielo,
mi copre la visuale:
cubano, alto, creolo,
mi offre una pina colada, così, per iniziare.
Qua a Cuba, se non bevi come una spugna,
sei poco turista, poco Hemingway.
Sì, perché oltre al turismo sessuale,
c?è il turismo alcolico:
Bodeguita del medio, Floridita e via scolando,
per ripercorrere le gesta di uno scrittore alcoolista,
e tentare di essere come lui,
almeno nelle sbornie.
Bastasse bere Mojito
per scrivere emozioni ubriacanti alla menta,
ci tenterei: invece più tristemente di ubriacante
c?è solo la metrica,
che zoppica e fa vomitare,
ma è già qualcosa.

Ogni viaggio mi fa diventare diverso,
mi trasforma come plastilina nella mani di un bambino,
opera d?arte surreale ma vera.
Questo mi ha dato la conferma che
il mondo sta diventando la fotocopia di se stesso.
Trovare l?Amaretto di Saronno a Cuba
mi ha fatto venire i brividi,
a trenta gradi.
Globalizzazione del cattivo gusto,
perché preferisco il mirto.
Odio la deriva del mondo,
delle mandrie organizzate
in transumanze all – inclusive,
per conoscere quello che puoi leggere
in qualunque guida Touring.
Che razza di viaggio è,
morto per mancanza di viaggiatori scomodi,
di alberghi senza bidet e acqua calda,
di caffè caldo o spaghetti?
A me piace sentire la puzza della gente,
vedere le signore in bigodini
e gli uomini con la maglietta sporca di sugo,
ascoltare musica nelle bettole,
dove si suona per piacere
e non per vendere Cd raccolta di son (of bitch),
mangiare piatti dall?aspetto preoccupante
per averne poi conferma nell?intimità del proprio bagno.
Amo imbrattarmi di cultura,
perché solo mettendo le mani in pasta si fa ottimo pane.
L?Habana è vecchia,
in parte.
Ma è nuova la furbizia della gente,
contrabbandieri di sigari,
procacciatori di aragoste,
magnaccia di ragazzine svezzate ad alcool e povertà.
Vecchia è la ricerca turistica
di emozioni senza compromessi, senza leggi:
in un regime è quantomeno curioso.
Musica, alcool, sesso:
il mondo ci gira intorno da sempre,
perché questo sputo d?isola dovrebbe essere risparmiata?
Fidel aveva una idea romantica,
pane e cultura per tutti,
ma è rimasta solo la cultura,
che non fa mangiare.
Allora è più semplice cercare mance,
imbrogliare turisti, fare le puttane:
rende di più, fa vivere meglio,
e hasta la victoria, siempre.