Il senso della vigna


Mentre al senato s scannano per un generale,
in Germania Bush e Putin
si controllano chi l’ha più grosso,
mentre Corona esce di galera e viene incensato da fan e trasmissioni tv,
mentre adesso tutti sono attenti all’ambiente perchè ci sono gli incentivi,
e con quello che risparmiamo possiamo comprarci etlefoni nuovi e TV al plasma,
io sto cercando il senso della vigna.
Lei cresce, piano, forte, giusta.
E io aspetto, la curo, la medico, e aspetto.
Nel mentre raccolgo le rose,
e me le godo.
Piano.
E aspetto.

Un uomo libero.


Alzarsi la mattina e pensare ai fatti tuoi,
accendere il computer e controllare la posta,
gesti automatici , di ogni giorno.
Poi guardare il corriere.com
e trovare la notizia:
Titti pinna libero.
Noi sardi, che viviamo con la vergogna
della gente disonesta in casa,
con bestie che rapiscono uomini
che vengono trattari come bestie.
Da dove nasce il rapitore?
Ignoranza, povertà, balentìa?
Forse, ma la cattiveria
il non rispetto per gli altri,
la prevaricazione come fatto normale.
La nostra società da una parte è moderna,
colta, informatizzata,
dall’altra è arretrata, ignorante,
e un po’ disincantata.
C’è una frattura e non è il digital divide.
E’ la mancanza di lavoro e di valori,
la ricerca di felicità effimera
la voglia di scorciatoie.
Titti Pinna è libero:
facciamo che sia l’ultimo rapito.

Piccioni.


Alzarsi presto la mattina,
mentre la città ancora russa,
e i padroni sono uccelli e gatti randagi,
donnine corsaiole e uomini-bici.
Il mare è piatto, stamane,
e lunghi fenicotteri si specchiano nelle saline abbandonata dagli uomini.
La città è diversa, mentre la attraverso con il vento tra i capelli.
Perchè la guardo, e mi accorgo delle strade senza le macchine,
delle piante e del cielo.
L’odore dell’umido dela notte è ancora presente, forte, persistente.
Un piccione mi guarda curioso.
Io lo guardo curioso.
E mi chiedo chi è il piccione.

Un sabato mattina


Mi sveglio in una estate precoce,
tra uccelli senza casa e formiche in ritardo,
grappoli che fioriscono e fichi che si preparano bene,
osservando tutto dalla mia scrivania vista campagna,
con Note Blue che riempiono gli spazi tra un cinguettio e gli altri.
Oggi scrivo, pensieri sparsi che rimbalzavano da tempo,
in questa testa svuotata dall’ordinario,
cloroformizzata dall’insulsa way of life,
stracciata da impegni piccoli per gente piccola,
ripiegata a guardarsi le scarpe mentre il mondo,
sotto,
non c’è più.
Scrivo con dietro la mia nuova libreria,
dove severi autori pluricentenari osservano attenti,
e sento che mi ammoniscono di essere umile,
di essere me stesso, di trovare dentro di me la giusta strada.
Mi consigliano, certo, ma caro Ernest, la vita adesso è diversa.
In Africa trovi i villaggi vacanza,
la guerra nel mondo è solo per i soldi e
a Cuba di immutabile c’è solo la gente ubriaca.
E caro il mio Marcel, vorrei viaggiare e conoscere,
ma oggi le carrozze non ci sono
e le distanze si devono fare velocemente,
osservando solo origini e destinazioni,
senza percorsi.
No, Jack, non posso imbarcarmi e lasciare tutto,
perchè quello che troverei sarebbe
quello che lascio
in un altra lingua.
Sai cosa ti dico Blaise: hai ragione.
“Noi navighiamo in un vasto mare,
sempre incerti e instabili,
sballottati da un capo all’altro.
Qualunque scoglio,
a cui pensiamo di attaccarci e restar saldi,
vien meno e ci abbandona e, se l’inseguiamo,
sguscia alla nostra presa,
ci scivola di mano e fugge in una fuga eterna.
Per noi nulla si ferma. […]”

Libri dimenticati.


Libri presi da scatole
in cui hanno riposato per anni,
riposti ordinatamente
in ripiani bianco candido,
guardano severi il mio piccolo essere,
cambiato negli anni,
nel fisico,
nella mente.
Mi guarda un giovane Kerouac,
che dalle sue prose di un Mexico City Blues,
mi faceva sognare nei gradini assolati
di una facoltà florida di numeri,
ma arida di fantasia.
Un ammiccante Hemingway
mi portava in giro per la sua Africa
mentre io giravo per la mia città di frontiera
quasi africana.
Sontuosi Poe e irritanti Freud,
soavi Calvino e Buzzati,
avventurosi e drammatici Salgari e Twain,
epico London.
Mi guardano e non si ricordano di me,
non riconoscono qual ragazzo cresciuto come tanti,
invecchiato, forse,
ma capace ancora di sognare.
Mentre li mette in ordine a recuperare il tempo perduto.
Non solo quello di Proust.
Guardare quei libri è come ripercorrere
le tappe della mia vita,
per stati d’avanzamento,
per emozioni ricoperte di polvere,
per risate e lacrime piegate dentro pagine ingiallite.
Mi faranno compagnia
per tutta la vita.
Non vi lascerò più.

Dieci passi per un parto orgasmico


Leggo dal Corsera:

1) Organizzare il parto in casa, dove l?ambiente famigliare mette a proprio agio la futura mamma (certo, è un attimo, basta chiedere all’Asl e sono tutti disponibili)

2) La donna deve sentirsi sicura e protetta e deve avere fiducia nel parto gioioso (peccato debba tirare fuori un sacco da un paio di chili di carne fresca da un pertugio grande quanto una noce…)

3) La donna deve avere voglia di sentirsi sexy, bella, spregiudicata (con quaranta chili in più, le gambe come due palloni e dolori che manco un calcio ai coglioni??)

4) Il rapporto tra la futura mamma e l?ostetrica deve essere stretto e confidenziale (certo, magari la testimone di nozze, come no?)

5) Durante la gravidanza bisogna amare il proprio corpo e apprezzarlo
(se riesce a guardarlo senza disperarsi per quello che le aspetta dopo…)
6) La stanza in cui nascerà il pupo deve essere riempita di candele profumate e oli essenziali per renderla ?speciale? (ci penserà il bambino agli olii essenziali e profumi speciali…)

7) Pensare positivo ? visualizzare un parto sexy e MAI pensare al dolore (certo, basta immaginarsi in vestaglia e guepiere e tutto andrà benone..)

8) Heavy petting con il partner, molto consigliato (con l’ostetrica di fronte?, ma per chi mi hai preso , per una del Grande Fratello)

9) Dare libero sfogo alle proprie fantasie erotiche (certo, con un mattone sullo stomaco e dolori da spaccare la faccia all’ostetrica, non penso ad altro..)

10) Culminare l?esperienza con un ?orgasmo cosmico? e vedere il bambino nascere già ?gioioso?. (Orgasmo cosmico?: ma sei non l’ho mai provato (con mio marito!). E poi, il bimbo sarà gioioso o ti sta già prendendo per il culo??)

Corriere della Sera (le domande)
mie (le risposte)
Ha senso vivere per leggere queste cazzate?

Mi sono abituato alla guerra.


Ascolto telegiornali sempre uguali,
notizie ricorsive,,
ripetitive.
Gente rapita da gente sconosciuta,
etichettata con nomi esotici
come pietanze orientali.
E non sento nulla.
Ho fatto il callo alla guerra,
alle notizie di gente morta per
motivi a me incomprensibili.
E il mio cuore si indurisce
nell’indifferenza del mondo.

Parole e sangue.


E difficile trovare le parole, certe volte.
Per iniziare una lettera o una frase,
un racconto o delle scuse.
Esprimere sentimenti nascosti
nelle grotte del nostro essere,
che con difficoltà trovano la giusta strada,
per uscire allo scoperto e,
spesso,
non essere più la stessa cosa.
Perchè le parole quando nascono nel cuore sono carne e sangue,
e quando escono fuori sono sbiadite, incolori, insipide.
Non possono avere la potenza anatomica,
ma diventano un suono, senz’aria nulla.
Cos’è un “ti amo” pronunciato
rispetto a “ti amo” raccontanto dagli occhi,
dal vuoto nello stomaco,dalla rabbia del respinto,
dalla gioia dell’accolto?
Nulla, due sillabe danzanti
senza nerbo,
due vane parole
di un cuore orbo.
Buon San Valentino.

Rito Pagano.


Un bar mattuttino,
fragante,
caffè e cappuccino,
gente in bicchiere freddo o tazza calda,
macchiata o ciccolata e cialda,
allegra o depressa solo,
tuffi su bomba, croissaint e cannolo,
giornali aperti alla rinfusa, commenti,
di calcio e politica,
sorrisi suadenti, ammiccamenti,
chiasso e tazzine,
mezze gassate e tintinnar di monetine.
Cameriere gentili e barman solerti,
e la giornata inizia bene:
statene certi!

Siamo tutti Inspector Gadget?


Politici che pontificano,
pontefici che politicheggiano,
vallette che scrivono romanzi,
romanzieri sgambati siliconati,
giornali che nessuno legge,
leggi che nessun giornale rispetta,
sagra della tetta.
Viviamo nell’epoca del tempo sottratto,
mentre riempiamo di orpelli inutili
cassetti e case, cose futili.
Siamo plasmati, ipoddati,
googler ed ebayer,
dvd player,
tv satellitare o
consolle per videogiocare,
palestra verticale e cyclette peridurale,
lampada solare con crema protettiva,
rasoio subacqueo e orologio astronauta,
enciclopedia multimediale,
fotocamera digitale.
E il tempo?
Quello non lo vendono,
ma forse se aspetto i saldi…