La mia vita a pezzi: film, disco, viaggio, libro.


La nostra vita è fatta di classifiche,
decisioni, ripensamenti, sbagli.
Ma la nostra capacità di scelta
è anche la nostra forza.
Perchè si sceglie di guardare
un film di Vanzina rispetto
a un film di Tarantino,
un libro di Melissa P.
a un John Fante,
o ascoltare Nino D’Angelo rispetto
a Stevie Wonder o Dizzy Gillespie?
La mente umana è meravigliosa,
variegata, dispiegata,
aggrovigliata.
E scegliere una via rispetto a un’altra,
è quello che ci distingue dalle bestie.
Ma discernimento, e voglia di migliorarsi
fanno a pugni con quello che ci propina
la società dei (media) magnaccioni,
che ci propina confezioni perfette,
dai contenuti discutibili:
merendine di buon sapore,
veloci da consumare,
ma che lasciano solo
il colesterolo alto.
Bè, allora penso:
cosa salverei di quello che ho vissuto?
Cosa è stato fondamentale per la mia vita?
Quali libri, quali dischi, quali film, quali viaggi
che hanno fatto vibrare il mio cervello,
per il fatto di essere in assonanza con il mio essere?
Inizio qui con i primi quattro.
Film.
Round’ Midnight di Bertrand Tavernier
Disco.
Songs in the key of love – Stevie Wonder
Libro.
Martin Eden di Jack London
Viaggio.
Kenya.

Viaggio nell’isola che non Che.


10.000 metri sopra l?acqua, tanta acqua.
E un carico di noia, qualunquismo e maleducazione.
Aereo destinazione Avana,
e forse alla ricerca di un?idea, un?ideale,
per sollevarmi dalla noia di una vita
ripiegata su se stessa come un lombrico schiacciato.
Le hostess carine, nascondono la pazienza dietro un filo di trucco,
e mille frasi sempre uguali,
meccaniche come il click della cintura di sicurezza.
Questo stronzo davanti ha il sedile sulle mie ginocchia,
e tossisce peggio di un tubercolotico:
avrà la fine che si merita, e che non sia happy.
Nuvole all?infinito,
nascondono l?immenso inutile
e traccio sulla mia mente
la rotta di un Cristoforo immaginario di 500 anni fa,
in un mondo vergine.
Viaggiava per conoscere l?ignoto,
oggi per averne conferma:
Notai dei tour operator.
L?aereo vira basso,
accarezzando una collina verde di palme,
nel chiarore della luna grassa e rilassata,
poggiandosi lentamente sulla grattugia asfaltata della pista,
scrosciando di applausi di gente disperata prigioniera da dodici ore.
Ho sonno,
e in fondo le vacanze mi serviranno per dormire,
riposare, trovare qualche stimolo nuovo:
cazzate, sono scappato, è questa la verità.
Il tempo è caldo, almeno fuori dal mio corpo.
Il freddo italiano mi ha stretto il cuore,
in giorni scanditi da battiti decisi da altri,
quando il metronomo della mia vita
non ha mai battuto al mio ritmo.
Mi spoglio degli ultimi pensieri,
e quasi nudo, per decenza,
corro verso il mare,
grande, accogliente, desiderato.
Il mare mi riporta alla pace,
nuoto nella piscina del mondo,
in mezzo ad abitanti colorati,
come olive in un martini:
coreografici, da bere.
Esco e mi butto sulla spiaggia,
ancora umida dalla notte:
nuvole corrono sulla mia testa,
per andare chissà dove:
voglio rimanere così per sempre.
Un occhio azzurro come il cielo,
mi copre la visuale:
cubano, alto, creolo,
mi offre una pina colada, così, per iniziare.
Qua a Cuba, se non bevi come una spugna,
sei poco turista, poco Hemingway.
Sì, perché oltre al turismo sessuale,
c?è il turismo alcolico:
Bodeguita del medio, Floridita e via scolando,
per ripercorrere le gesta di uno scrittore alcoolista,
e tentare di essere come lui,
almeno nelle sbornie.
Bastasse bere Mojito
per scrivere emozioni ubriacanti alla menta,
ci tenterei: invece più tristemente di ubriacante
c?è solo la metrica,
che zoppica e fa vomitare,
ma è già qualcosa.

Ogni viaggio mi fa diventare diverso,
mi trasforma come plastilina nella mani di un bambino,
opera d?arte surreale ma vera.
Questo mi ha dato la conferma che
il mondo sta diventando la fotocopia di se stesso.
Trovare l?Amaretto di Saronno a Cuba
mi ha fatto venire i brividi,
a trenta gradi.
Globalizzazione del cattivo gusto,
perché preferisco il mirto.
Odio la deriva del mondo,
delle mandrie organizzate
in transumanze all – inclusive,
per conoscere quello che puoi leggere
in qualunque guida Touring.
Che razza di viaggio è,
morto per mancanza di viaggiatori scomodi,
di alberghi senza bidet e acqua calda,
di caffè caldo o spaghetti?
A me piace sentire la puzza della gente,
vedere le signore in bigodini
e gli uomini con la maglietta sporca di sugo,
ascoltare musica nelle bettole,
dove si suona per piacere
e non per vendere Cd raccolta di son (of bitch),
mangiare piatti dall?aspetto preoccupante
per averne poi conferma nell?intimità del proprio bagno.
Amo imbrattarmi di cultura,
perché solo mettendo le mani in pasta si fa ottimo pane.
L?Habana è vecchia,
in parte.
Ma è nuova la furbizia della gente,
contrabbandieri di sigari,
procacciatori di aragoste,
magnaccia di ragazzine svezzate ad alcool e povertà.
Vecchia è la ricerca turistica
di emozioni senza compromessi, senza leggi:
in un regime è quantomeno curioso.
Musica, alcool, sesso:
il mondo ci gira intorno da sempre,
perché questo sputo d?isola dovrebbe essere risparmiata?
Fidel aveva una idea romantica,
pane e cultura per tutti,
ma è rimasta solo la cultura,
che non fa mangiare.
Allora è più semplice cercare mance,
imbrogliare turisti, fare le puttane:
rende di più, fa vivere meglio,
e hasta la victoria, siempre.